
Face to Face 2024
Liana Zanfrisco
2024
100 x 70 cm / 50 X 70 cm / 42x 30 cm
Grafite, inchiostro, ritagli su carta
Progetto
Face to Face è un progetto iniziato nel 2022, nato dall’elaborazione di autoritratti tratti dal mio video Like Me (2007). Oggi, questa serie esplora la dimensione psicologica del volto, oltrepassandone la riconoscibilità. Le forme emergono dalla luce e si dissolvono nell’ombra, dando vita a immagini instabili, pronte a scorrere e a scomparire.
Il processo creativo unisce stratificazione e sottrazione: come i cerchi di un albero segnano il tempo, così gli strati di carta conservano le tracce di ciò che è stato. Tolgo, ritaglio e ricompongo, lasciando intravedere ciò che si trova sotto. Ogni disegno è il risultato di un dialogo tra presenza e assenza, in cui ciò che viene nascosto continua a vivere come memoria silenziosa.
Questa ricerca si pone come alternativa alla sovraesposizione digitale del volto, attraversando le soglie tra identità e metamorfosi.
Face to Face 2024 – Anatomia di un disegno
L’ultima fase del progetto porta la stratificazione verso una dimensione materica e tridimensionale. Lavoro su cartoncini spessi, in formati fino a 100 × 70 cm: i ritagli e i lembi di carta non sono completamente incollati, proiettano ombre reali e creano profondità.
Guardando queste opere, penso alle vecchie tavole anatomiche: strati di pelle e muscoli sollevati che lasciano intravedere ciò che c’è sotto. In alcuni lavori, al mio volto si sovrappone quello di mia madre, aprendo alla memoria familiare e a un’identità condivisa.
Ogni disegno diventa così un corpo stratificato, fatto di apparizioni e assenze, tagli e ricomposizioni, dove nulla scompare del tutto.
Origini del progetto
Like Me (2008–2013)
Il progetto nasce con il video Like Me (2008), un loop di quattro minuti in cui il mio volto cambia posa ogni secondo. Ogni fotogramma diventa un micro-gesto performativo, accompagnato dalla colonna sonora ipnotica di Roberto Incelli (Videodrome).
Sul volto si alternano maschere digitali: collage di occhi, nasi e bocche ritagliati da riviste di moda, deformati fino a mettere in crisi la riconoscibilità del volto e la nozione stessa di identità. Il video era un gioco critico e autoironico:
sull’accettazione del corpo che cambia;
sulla sua trasformazione artificiale attraverso ritocchi e chirurgia.
