Maison Blavier

Veduta dell’esposizione Anderes Sehen a Nottuln (D) con l’installazione di Liana Zanfrisco: ologramma posizionato sul pianoforte, il film Maison Blavier. proiettato sulla parete sopra il camino, e il film Foto -film all’interno del camino.

Alte Amtmannei, Nottuln (D), 2004 – Installazione del progetto Maison Blavier.
Sulla sinistra, l’ologramma esposto sul pianoforte; sulla parete, il video Maison Blavier; all’interno del camino, il Foto-Film.

Maison Blavier è un progetto artistico di Liana Zanfrisco dedicato alla storica casa Blavier di Verviers, luogo emblematico del surrealismo belga e centro di attività patafisiche.

Attraverso foto, video, appunti e installazioni, Maison Blavier si sviluppa come archivio visivo e affettivo in continua evoluzione.

Il percorso di Maison Blavier testimonia l’importanza storica e culturale di questa casa nel panorama del surrealismo belga e della tradizione patafisica nell’arte contemporanea.

Ritratto in bianco e nero di André (a sinistra) e Odette Blavier (a destra) intenti a leggere durante un incontro a Verviers, fotografia di Wolfgang Schulte.

Il primo incontro con Odette e André Blavier

Ho conosciuto Odette e André Blavier nel 1994. In quel periodo vivevo in Belgio, dove io e l’artista tedesco Wolfgang Schulte stavamo progettando di trasformare Villa Pelsser – la casa che avevamo appena iniziato ad abitare – in una galleria d’arte. La svolta arrivò poco dopo il trasloco: una sera, sul canale televisivo ARTE, ci imbattemmo in un documentario dedicato all’artista belga Marcel Mariën.

Nonostante entrambi avessimo una formazione artistica, il surrealismo belga ci era quasi sconosciuto. Quelle immagini ci colpirono profondamente: Mariën ci apparve come una figura geniale, ironica, pungente e visionaria. Volevamo saperne di più. Così iniziammo a esplorare archivi, centri culturali e musei.

Tra parole, intese e prime affinità

Il suggerimento al museo

Fu proprio al museo di Verviers che un custode, con semplicità e decisione, ci suggerì: “Scrivete ad André Blavier. Se cercate qualcuno che conosca il surrealismo belga, è lui.” Perciò, ci diede il suo indirizzo. Così facemmo: una lettera, come si usava all’epoca. Gli scrivemmo raccontandogli del nostro progetto e del nostro desiderio di approfondire la conoscenza di Mariën.

Pochi giorni dopo, ricevemmo una risposta. André ci diede appuntamento al Café du Théatre di Verviers. Era una domenica pomeriggio. Non ci eravamo mai visti, quindi non sapevamo chi cercare. Ancora oggi, ricordo quel momento con vividezza: li vedemmo seduti a un tavolo, e fu Odette stessa a riconoscerci. “Siete voi quelli dell’appuntamento?”, ci chiese. E poi, André diretto: “Che cosa volete da me?”

Una conversazione che cambia tutto

Wolfgang rispose con semplicità: “Nulla. Solo capire.” Ci presentammo come artisti, raccontammo del documentario su Mariën e del nostro stupore. Da quel momento in poi, André iniziò a parlare. Da lì, non abbiamo più smesso di ascoltare.

Odette e André ci accolsero con calore, ironia e intelligenza. In loro trovammo amici, mentori, e qualcosa di simile a una famiglia spirituale. Non a caso, ogni incontro era una lezione: sull’arte, sulla letteratura, sulla vita. Odette era curiosa, generosa, con una risata piena e uno sguardo capace di vedere oltre le apparenze. Ricordo la sua treccia posata sulla spalla, le camicie a fiori, i grandi occhi azzurri. André aveva sempre con sé una manciata di matite, nel taschino, e una pipa tra le mani. Una delle tante pipe con cui Wolfgang ed io alcuni anni più tardi avremmo realizzato il multiplo “Ceci n’est plus une pipe”… ma questa è un’altra storia.

Un legame duraturo e la nascita del progetto

È stato un dono raro poter condividere con loro quasi dieci anni di scoperte, racconti, scambi. Da quel primo incontro al caffè nacque un legame duraturo che ha nutrito il mio percorso umano e artistico. E da quel legame, anni dopo, sarebbe nato anche il progetto che oggi chiamo La Maison Blavier.

Nel 2003, in preparazione alla mia tesi di laurea presso la Kunsthochschule für Medien di Colonia, ho iniziato a documentare fotograficamente la casa Blavier. Per settimane ho vissuto quell’ambiente come fosse un organismo, scattando più di 500 fotografie e raccogliendo testimonianze orali, frammenti di collage, immagini d’archivio e racconti.

Insieme a Odette, ogni scatto veniva catalogato con rigore bibliotecario e spirito patafisico: luogo, data e una descrizione poetica dell’oggetto o dell’insieme ritratto. Il risultato è un progetto multimediale che restituisce non solo un interno domestico, ma una visione del mondo, un’eredità intellettuale e una genealogia surrealista.

Ogni fotografia è stata scattata nel 2003 e classificata con l’aiuto di Odette Blavier in base al luogo della casa e alla descrizione degli oggetti rappresentati.

Il video raccoglie oltre 500 fotografie scattate nella casa della coppia di artisti belgi Odette e André Blavier, figure centrali del surrealismo e della patafisica europea. A seguito della scomparsa di André, Odette aveva espresso il desiderio di documentare la casa nella sua interezza, prima che il tempo ne cancellasse la memoria tangibile. Liana Zanfrisco ha trascorso settimane a fotografare ogni angolo della casa, catalogando ogni immagine insieme a Odette secondo criteri bibliotecari: ogni foto riporta data, luogo esatto (es. mansarda, cantina, scala) e un titolo poetico o ironico, spesso surrealista, che gioca con le ambiguità del linguaggio — in pieno spirito patafisico. Il risultato è una sequenza diapositive (formato cartolina) che restituisce un ritratto visivo profondo e commovente di una casa “abitata dall’arte”, testimone di una vita condivisa tra libri, collage, oggetti bizzarri e memorie visive.

Realizzato all’interno della tesi di laurea presso la KHM di Colonia, questo video è un documento visivo unico: una lunga ripresa silenziosa degli interni della casa Blavier, eseguita pochi giorni prima che venisse svuotata e venduta.

La telecamera, sempre alla stessa altezza – quella dello sguardo –, compie lenti giri a 360° in ogni stanza della casa, dalla mansarda alla cantina, offrendo un’esperienza immersiva e commossa dell’abitazione.
Girato con suono ambiente, il video è pensato per un’installazione video a doppia proiezione, in cui lo spettatore si muove come fosse dentro la casa stessa.
Un ultimo omaggio, poetico e silenzioso, a Odette e André Blavier.

Questo video raccoglie l’ultima intervista realizzata con Odette Blavier, artista, amica e figura centrale del progetto Maison Blavier.
L’intervista, girata inizialmente con una telecamera amatoriale in bianco e nero, era pensata come una prova per una ripresa più strutturata nei giorni successivi. Ma quella seconda occasione non fu mai possibile: Odette ci lasciò poco dopo, nell’estate dello stesso anno.

Per conservarne la voce, la sensibilità e il pensiero, ho montato insieme alcuni frammenti di quella registrazione preliminare e altri materiali video, restituendo un ritratto intimo, incompleto ma prezioso: le sue parole come ultimo dono.

L’intervista è in lingua tedesca.
Il suono del video include anche frammenti musicali composti da Odette stessa: collage sonori nati negli anni della protesta giovanile, quando frequentava il Conservatorio di Liegi, allora aperto a tutti.
Le sue esplorazioni sonore, ispirate a John Cage e Luigi Nono, sono parte integrante della sua ricerca artistica e accompagnano anche questo lavoro, come eco della sua voce più profonda.

Realizzata da Anne-Françoise Biet per la rete televisiva belga Télévesdre in occasione della mostra di laurea di Liana Zanfrisco alla Maison Belge di Colonia.
Il video ripercorre il suo percorso artistico, dal trasferimento in Germania e Belgio all’incontro con il surrealismo belga, fino allo sviluppo di un linguaggio personale tra collage, fotografia e poesia visiva.

Nel 2004, subito dopo il diploma, ho avuto la possibilità di proseguire la mia ricerca all’interno del laboratorio di olografia della Kunsthochschule für Medien Köln (KHM), grazie all’invito del professor Dieter Jung, artista e pioniere dell’arte olografica.
In questo contesto ho realizzato un ologramma dedicato alla Maison Blavier, trasformando una sequenza video in una rappresentazione tridimensionale sospesa nel tempo.

L’immagine olografica, visibile solo da angolazioni specifiche, restituisce l’idea di una memoria fragile e inafferrabile, proprio come lo spirito della casa e delle persone che l’hanno abitata.
Il pannello, montato in verticale, è stato esposto nel 2004 a Nottuln, in occasione della mostra Anderes Sehen,  Alten Amtmannei, Nottuln (D). Una fotografia dell’installazione è visibile nell’intestazione di questa pagina: l’ologramma è appoggiato sul pianoforte della sala principale, come una presenza silenziosa e vibrante.

Progetti video Maison Blavier

500 fotografie catalogate

2003
Foto Film, Maison Blavier
video sperimentale
4:3, colore
60 min.
Produzione: Kunsthochschule für Medien Köln (KHM)
Luogo: Casa Blavier, Place Général Jacques 2, Verviers (BE)

 

Documentazione visiva della casa Blavier

2003
Video ambientale, Maison Blavier
video-installazione
4:3, colore, suono ambiente
84 min.
Suono: sperimentazioni audio realizzate da Odette Blavier
Produzione: Kunsthochschule für Medien Köln (KHM)
Luogo: Casa Blavier, Place Général Jacques 2, Verviers (BE)

 

conversazione con Odette

2003
Mots et cadeaux d’Odette Blavier
video-intervista
16:9, colore, suono ambiente
30 min.
Suono: sperimentazioni audio realizzate da Odette Blavier
Produzione: Kunsthochschule für Medien Köln (KHM)
Luogo: Casa Blavier, Place Général Jacques 2, Verviers (BE)

Guarda su YouTube

Intervista per Télévesdre (2003)

2003
Intervista per Télévesdre
video documentario
4:3, colore
17 min.
Realizzato da: Anne-Françoise Biet
Produzione: Télévesdre (BE)
Luogo: Studio dell’artista, Verviers (BE) – Maison Belge, Colonia (DE)

 

Ologramma realizzato da Liana Zanfrisco nel 2004 alla Kunsthochschule für Medien di Colonia, tratto dal film “Maison Blavier” e dedicato agli interni dell’abitazione di Odette e André Blavier.

Ologramma Maison Blavier

Ologramma realizzato nel 2004 nel laboratorio Olografia della kunsthochschule für Medie di Colonia (D) sotto la guida del professor Dieter Young, artista e pioniere dell’arte olografica.

Trasformando una sequenza video di immagini tridimensionali, il lavoro restituisce la gente. Esposto all’ottobre dello stesso anno a Nottuln, in occasione della mostra Anderes Sehen,  Alten Amtmannei, Nottuln (D)

Immagine dell’esposizione