Kentridge e l’importanza di trovarsi un maestro

by Liana Zanfrisco

Le Shadow Puppets di William Kentridge sono ancora là ma affrettati perché lo smog presto le cancellerà.

“Siehst du etwas, Claudia?” – “ Vedi qualcosa, Claudia?” Chiedo in tedesco alla mia amica che da Berlino è venuta a trovarmi a Roma questa estate.

 Claudia Schmitz  è un’artista tedesca, vive a Berlino ma è di Magonza, come la maggior parte degli artisti d’oltralpe, ama Roma e la conosce forse anche meglio di me. Quest’anno però la volevo sorprendere, le avrei mostrato qualcosa che neanche Berlino può vantare.

Ci incamminiamo così, in una Roma assolata, su un asfalto incandescente, verso Trastevere. Eravamo ormai tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto, osservavamo attentamente i muraglioni del Tevere dalla strada, su quel tratto avremmo avvistato l’opera più imponente che un artista contemporaneo avesse realizzato per Roma negli ultimi anni.

 

Kentridge-la lupa-

Triumphs and Laments di William Kentridge…

… ma eccole finalmente, davanti a noi le Shadow Puppets.
Scendiamo le scale che dalla strada ci portano  sulle sponde del Tevere, quasi impraticabili dallo sporco e cocci di bottiglia. Berlino, avrebbe avuto, forse, più riguardo dell’opera di un grande maestro? Chissà.
Alcune persone passeggiano, altre fanno jogging, nessuno sembra interessato all’opera che si estende per 550 metri lungo il muraglione del Tevere con figure alte fino a 12 metri.
Spiazzate e rattristite dal degrado, tra erbacce e sporco diffuso ci fermiamo ad ammirare le Shadow Puppets di William Kentridge, un’opera effimera che lo smog presto cancellerà.


Kentridge: un artista che amiamo entrambe.

Claudia comincia a fotografare, ci spostiamo anche sull’altra riva del fiume per vederle interamente. Sono sue le foto dell’articolo.
  Continua a fotografare mentre io le parlo della storia di quest’opera così come me l’ha raccontata l’artista Sara Spizzichino  che ha avuto la fortuna di seguirne la genesi, prima come ricercatrice iconografica e poi come CO-Team Captain di altri cinquanta disegnatori.
Questo ambizioso progetto nasce però chissà  quanto tempo prima nella mente di un’altra artista: Kristin Jones, anche direttrice artistica e fondatrice di Tevere Eterno, la onlus che da anni cerca di restituire a Roma lo spazio meraviglioso ma trascurato del suo fiume. Un’associazione che si occupa di portare l’arte contemporanea all’interno della città  per far sì che le persone possano usufruirne liberamente.

 “Io vorrei che i romani amassero Roma quantomeno la metà di Kristin.”

Mi dice Sara parlando di Kristin Jones… Ma non è solo di Kentridge che vorrei parlarti in quest’articolo, lo hanno fatto in modo molto più autorevole critici e giornalisti del settore. William
 Kentridge è per così dire un pretesto per parlare di un concetto antico ma sempre attuale per noi artisti:
 l’importanza di avere un maestro.
Quando Sara mi racconta del periodo trascorso a fianco al grande artista sudafricano per la realizzazione di Triumphs and Laments, credo di capire che Kentridge sia stato il suo maestro.

 

Ma andiamo per ordine.

Sara già adorava il lavoro di Kentridge quando nel 2012 Kristin Jones le chiede di entrare a far parte dello staff di ricercatori iconografici per lavorare al progetto.
 Servivano delle immagini storiche di Roma adattabili al disegno di Kentridge per la realizzazione di quella che inizialmente era una grande processione sulle mura del Tevere. L’opera avrebbe narrato i Trionfi e i Lamenti di Roma dalla sua nascita, nel 753 a.C, ai giorni nostri.

“Servivano veramente molti disegnatori e sapendo che io lavoravo con il disegno e avevo anche il  24H Drawing Lab (ne parlo in questo articolo) insieme a Rivka, William Kentridge e Kristin Jones mi chiedono di diventare CO-Team Captain di cinquanta disegnatori. Coordinati da me, i cinquanta disegnatori avrebbero dovuto ridisegnare delle figure dai disegni di Kentridge, le famose Shadow Puppets.”

Ecco in breve come Sara si trova a lavorare per ben quattro anni a stretto contatto con il grande William Kentridge.

“Come è stato dover affrontare il post Kentridge?”, chiedo a Sara, durante uno dei nostri incontri.

È stato molto difficile d’affrontare. Come artista finisci per chiederti una serie di cose.
Com’è possibile avere così tanta devozione per il lavoro di un altro artista, così tanto impegno, 
se t’impegnassi cosi tanto nel tuo lavoro, cosa potresti raggiungere?
Insomma mi sono fatta una serie di domande che hanno cambiato anche il modo di affrontare il mio lavoro artistico.
Ma non è stato soltanto questo, ci sono state tutte una serie di cose che hanno determinato una crescita sul piano artistico, professionale e umano.
Il cantiere delle Shadow Puppets era un cantiere non competitivo, non c’era competizione tra tutte le persone che insieme a me hanno lavorato al progetto. Tanto è vero che ancora oggi ci si sente con molte di loro e con altre, sono nati successivi progetti artistici. L’obiettivo era donare qualcosa a Roma, una cosa che Roma non aveva mai visto, ma c’era bisogno che vedesse. E’ stata un’esperienza formativa ineguagliabile.
Non c’è nessuna residenza, nessun concorso vinto, che possa essere lontanamente comparabile con un’esperienza simile.
 Se sei un artista e lavori con una  personalità così importante dell’arte contemporanea, è la cosa migliore che ti possa capitare.”


Ecco il punto: 

Trovati un maestro!

Lo diceva anche Giampaolo Berto, mio professore d’Accademia. Ai suoi maestri: Tono Zancanaro e Carlo Levi  è rimasto fedele sempre, ne parla ancora oggi con grande gratitudine ed emozione.

…  come dice anche Sara: “Un maestro è l’investimento migliore che puoi fare come artista.”

la mia firma

 

 

P.S.: L’opera di Kentridge sui muraglioni del Tevere sparirà  nell’arco di sei o sette anni, il tempo che ci metterà  lo smog a ricoprire le figure realizzate con la tecnica dello stencil ma senza usare vernici, con il solo uso di una idro-pulitrice.
 Grazie a questo strumento Kentridge ha fatto emergere le sue figure dalla patina di smog accumulatasi negli anni sul travertino bianco per un risultato incredibile, quindi affrettati non c’è molto tempo.

 

Link di approfondimento:

Disegno Contemporaneo
Intervista a Sara e Rivka Spizzichino
Claudia Schmitz 
Sara Spizzichino 
Rivka Spizzichino
24HDrawingLab
Kristin Jones
Tevere Eterno
Willian Kentridge

Liana zanfrisco osserva l'opera di William Kentridge

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2 comments

Claudia Schmitz 22/09/2018 - 13:28

Cara Liana, cara amica,

es war mir eine solche Freude, auf Kentridgesuche mit Dir zu gehen.
Was für ein großartiger Moment, als die Zeichnungen wie aus dem Nichts aus der Mauer gekrochen kamen.
Eine großartige, bewegende Arbeit.
Die zeichnerische Geste des Wegnehmens ist auch mir eigen – wenn auch auf ganz andere Art und Weise.
Ich verwende sie bei meinen MovingImage Performances in Form von LiveDrawing und Projection onto Sculpture.
Die zeichnerische Geste lässt Videoebenen aufbrechen und verschwinden (siehe z.B. http://www.unstumm.com)

Dieser feine, gekonnte Eingriff von Kentridge in den urbanen Raum hat mich tief berührt.
Die Tatsache, dass das Werk ganz selbstverständlich vom alltäglichen Stadtstaub wieder unsichtbar gemacht wird, ist nicht nur ein Statement in Bezug auf Autorenschaft sondern fokussiert auch die Tatsache, dass die Nature, aber auch die von uns provozierte Umweltverschmutzung, sich den von uns okkupierten Raum zurück erobert.

Was machen wir das nächste mal in Rom?
Und wann kommst Du nach Berlin?

Reply
Liana Zanfrisco 22/09/2018 - 16:44

Liebe Claudia,
ich hätte nie gedacht, dass ich so einen netten Kommentar zu meinem Artikel bekommen würde. In Effects haben deine Arbeit und Kentridges Arbeit viel gemeinsam. Die gleiche künstlerische Geste, flüchtig und konzentriert im Moment.
Cara Amica, die besten Wünsche für deine künstlerische Arbeit, die immer schöner und intensiver wird.

Cara Claudia, non avrei mai immaginato di riceve un così bel commento al mio articolo. In Effetti sia il tuo lavoro che quello del grande Kentridge hanno molto in comune.Lo stesso gesto artistico effimero e focalizzato al momento. Cara amica tanti auguri per il tuo lavoro artistico che si fa sempre più bello, più intenso.

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